San Marino. Quaranta minuti di camminata lungo la prova speciale per trovare un buon punto fotografico. Un sole cocente di uno strano metà ottobre, polvere a non finire: questo è il rally, un'avventura, non una semplice gara.

Un'avventura adrenalinica da vivere così, in mezzo alla natura, avvicinandosi quasi fino a toccare le vetture, per vederle sfrecciare a velocità pazzesche.

Una meraviglia vedere vetture che hanno fatto la storia del rally, le vecchie glorie, ancora pronte a mangiare asfalto e terra, a far tremare di ricordi gli appassionati di un tempo e di nostalgia di momenti non vissuti ai più giovani.

Auto che erano il simbolo di quel selvaggio e brutale Gruppo B, il pericoloso e affascinante capitolo del rally per antonomasia. Cavalli: troppi. Trazione: integrale. Limitazioni: veramente poche. Incidenti: tanti anche questi. Mostri di auto, guidate da piloti sovrumani, con tempi di reazione neanche confrontabili con piloti di altre classi.

L'avete vista che sfiammata?! Impossibile non gridare: Lancia Delta S4, 420 CV a 8000 giri/min, fino ad arrivare oltre i 530, in base alla pressione della westgate e al coraggio del pilota. Un'auto che si sarebbe potuta classificare sesta al Gran Premio del Portogallo del 1986, dopo una prova cronometrata. Si, Gran Premio di Formula 1.

Nell'aria si percepisce qualcosa di speciale. Molte auto riportano un adesivo, dedicato a due importanti nomi di questo meraviglioso sport: un omaggio a Craig Breen e Ken Block, che hanno fatto palpitare i cuori di molti di noi appassionati, fatto sognare imprese incredibili, il primo due volte vincitore del Rally di Sanremo, il secondo un visionario e innovatore del motorsport, unico nel suo genere.